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Wine experience: in volo nello spazio o conservato in fondo al mare il vino che conquista


Dalle profondità marine allo spazio interstellare, il vino sta conquistando ben più del semplice suolo terrestre. Il nettare di Bacco è ormai una vera e propria icona e chi si occupa di ristorazione e di ospitalità se n’è reso conto da tempo. Eppure il prodotto continua ad essere di estrema attualità. Novità e sperimentazioni si […]
Dalle profondità marine allo spazio interstellare, il vino sta conquistando ben più del semplice suolo terrestre. Il nettare di Bacco è ormai una vera e propria icona e chi si occupa di ristorazione e di ospitalità se n’è reso conto da tempo. Eppure il prodotto continua ad essere di estrema attualità. Novità e sperimentazioni si susseguono rapidissime alla ricerca di esperienze gustative inedite, spingendosi talvolta ai confini dell’umana conoscenza.

12 bottiglie di Bordeaux in volo nello spazio

Il due novembre infatti, dalla piattaforma di lancio statunitense che rifornisce la stazione spaziale capitanata da Luca Parmitano, hanno preso il volo una dozzina di bottiglie di Bordeaux. Tutto questo, hanno tenuto a precisare in conferenza stampa dalla Virginia “non per essere bevute dagli astronauti, ma per studiare gli effetti della microgravità e delle radiazioni spaziali sul processo di invecchiamento”. Uno degli obiettivi dell’esperimento è sviluppare nuovi possibili sapori, confrontando dopo un anno il gusto del vino conservato in orbita con quello di un’identica partita rimasta sulla Terra e mantenuta in condizioni ambientali e termiche similari.  
Wine experience
Le 12 bottiglie di Bordeaux destinate alla missione spaziale

C’è chi ha scelto le profondità marine per affinare i vini

Gli abissi spaziali non sono però i soli ad affascinare produttori vinicoli e cultori della wine experience. Qualcuno anziché puntare alle stelle ha spinto lo sguardo sott’acqua scegliendo di affinare i vini – in particolare gli spumanti – nelle profondità marine. È così nato un altro prodotto di nicchia ormai abbondantemente sperimentato e già sui tavoli di alcuni ristoranti. La carenza di luce e la temperatura fresca dei fondali ne farebbero – secondo gli esperti – un prodotto originale e innovativo. Ovviamente non mancano gli scettici, dubbiosi ad esempio sull’effetto delle correnti che, alterando repentinamente la temperatura ambientale, potrebbero agire non sempre positivamente sul sapore del vino. Anche se per contro c’è chi reputa che l’ondeggiare indotto dalle correnti mantenga ‘vivo’ il vino arricchendone struttura e profumo.

Piero Lugano pioniere della tecnica a immersione

Un pioniere di questa tecnica ‘a immersione’ è Piero Lugano, che per la Cantina Bisson ha lanciato lo Spumante Abissi. Lo conserva a 60 metri di profondità, in penombra, a 15 gradi, protetto da grate metalliche. “Sono un ex insegnante di materie artistiche – spiega sul sito dell’azienda – e ho sempre avuto la passione per la storia, il mare e suoi misteri”. Infatti la sua idea è nata una decina di anni fa pensando proprio ai relitti di antiche imbarcazioni. “Spesso – dice – al loro interno sono state ritrovate anfore contenenti vino e si è scoperto che la conservazione era ottimale”. Il 30 giugno 2010 è stata riportata in superficie la prima partita di 6.500 bottiglie. Poi sono iniziate le operazioni di cantina, la messa in punta delle bottiglie, la successiva sboccatura, per arrivare alla commercializzazione cinque mesi dopo. Il metodo si è nel frattempo diffuso, ed è oggi possibile trovare ‘vini marini’ anche in Grecia, Croazia e Spagna.

Il vino? Si ascolta

Un altro elemento che può rafforzare la wine experience è la musica. Wine Listening è l’italianissima startup ideatrice di un’applicazione che abbina il vino a uno degli oltre 4 milioni di pezzi musicali selezionati via Spotify. “Fotografa la bottiglia e procedi”, invita il sito, programmato per riconoscere oltre due milioni e mezzo di etichette distribuite nel mondo.

La wine experience raccontata su Instagram

Provare per credere ed, eventualmente, dare un’occhiata all’immancabile account Instagram. Il socialnetwork appena citato è infatti uno degli strumenti narrativi più gettonati dai protagonisti della wine experience. Secondo l’ultima ricerca curata da Omnicom PR Group Italia, sarebbe infatti quello che registra oggi il tasso di incremento più forte per quanto riguarda l’utilizzo da parte di produttori e cultori del vino. Analizzando l’attività social delle 25 aziende vinicole italiane in testa per fatturato, emerge che 17 dispongono di un account Instagram, contro le 6 di cinque anni fa. Molto meno presidiati risultano invece i canali YouTube e Twitter, mentre Facebook rimane stabile anche se gestito in modo più regolare e strategico rispetto al passato.

Un francobollo dedicato al decimo anniversario della DOC assegnata al Prosecco

Ma non sono solo i fruitori dei socialnetwork a celebrare il nettare degli dei. Il 19 novembre lo farà anche il Ministero dello Sviluppo Economico attraverso l’emissione di un francobollo dedicato al decimo anniversario della DOC assegnata al Prosecco. È – puntualizzano – un “francobollo ordinario appartenente alla serie tematica delle Eccellenze del sistema produttivo ed economico. Raffigura delle vigne con le Alpi sullo sfondo, un tipico paesaggio italiano del nord-est evocativo in particolare del Friuli e del Veneto, dove si produce il Prosecco DOC”.

In arrivo anche un Osservatorio del mercato del vino europeo

Sempre più consapevoli della ricaduta economica, anche le istituzioni europee annunciano nuove azioni in favore del prodotto. È recente la notizia dell’imminente creazione di un Osservatorio del Mercato del Vino europeo. Il vecchio continente è infatti il primo bacino di produzione al mondo con il 65% del volume prodotto e il 70% delle esportazioni. L’Osservatorio – si legge in una nota dell’Unione Europea – “si occuperà dei vini rossi, bianchi e rosé”. Un consiglio d’amministrazione composto di esperti del settore si riunirà regolarmente, secondo il modello – puntualizzano – degli altri osservatori esistenti nei settori del latte, della carne, dei cereali, dei prodotti ortofrutticoli e dello zucchero”.


Scritto da Paola Tournour-Viron

Si occupa da oltre vent’anni di giornalismo turistico per il trade, con specializzazione in nuove tendenze e sviluppo dei mercati esteri. E’ curatrice di Studi ed Osservatori di Mercato per il turismo italiano ed estero, nonché redattrice e speaker di corsi multimediali su alcune tra le principali destinazioni turistiche internazionali. E’ stata conduttrice di rubriche radiofoniche sul tema dei viaggi ed è docente a contratto di marketing e comunicazione in corsi per gli istituti superiori a indirizzo turistico e alberghiero. Per Mondadori Education è coautrice dei volumi “Comunicare l’Impresa Turistica” e “Tecniche di Comunicazione”.

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