Il menù è il più efficace strumento di marketing del tuo locale, ma solo se sai come utilizzarlo. Esiste una scienza molto interessante, chiamata Menu Engineering, che ci spiega questo ed altro.
Scopri come stabilire il giusto prezzo e la popolarità dei piatti tramite un utilizzo appropriato del Menu Engineering e del menu design. L’ingegneria del menù studia le strategie più efficaci per massimizzare i profitti di un ristorante utilizzando come unico strumento il menù.
Nella ristorazione si lavora bene quando arrivano i risultati, quando il locale dà soddisfazioni. Come spingersi in questa direzione? Innanzitutto, devi conoscere le enormi potenzialità di quella che forse, fino ad ora, hai considerato un normalissimo “pezzo di carta”.
Lo scopo del Menu Engineering, infatti, è quello di farti ottenere maggiori guadagni, inducendo il cliente a scegliere il piatto che crea più profitto per il locale.
Il Menu Engineering aiuta i ristoranti a:
La progettazione del tuo menù richiede impegno e soprattutto:
Con una visione dettagliata della redditività e della popolarità delle voci del tuo menù, grazie al Menu Engineering puoi identificare quali voci contribuiscono maggiormente al profitto e quali invece “rallentano” i guadagni del tuo ristorante.
In particolare, è bene specificare che quando parliamo di Menu Engineering non parliamo di una tecnica manipolatoria, bensì dell’ottimizzazione dei bisogni di due parti diverse.
In questo modo, infatti, il bisogno del cliente – alla ricerca di un piatto che soddisfi al meglio le sue esigenze – potrà combaciare con il tuo – che vuoi far guadagnare il tuo ristorante.
Infine, con il Menu Engineering crei le condizioni per far compiere al cliente una scelta consapevole, adatta e razionale. Che guarda caso è la stessa che vorresti tu!
Prima di tutto devi assicurarti di aver stabilito i giusti prezzi dei piatti (attraverso lo studio dei costi e del profitto desiderato), poi attraverso lo studio della profittabilità e della popolarità dei tuoi piatti puoi definire azioni correttive ed infine grazie al menù design e ad alcune tecniche di persuasione applicate al Menu Engineering potrai creare una carta che sia il tuo miglior venditore.
Questo processo, specialmente se la tua carta varia stagionalmente, è da revisionare, correggere e implementare. In questa guida sul Menu Engineering ci concentreremo quindi su:
Se vuoi fare del tuo menù un prezioso strumento di vendita, occorre attribuire ad ogni referenza il giusto valore e puoi farlo grazie al Menu Engineering.
Il ristoratore “fai da te” spesso decide di applicare un prezzo stabilito senza criterio, frutto di conteggi parziali, non corretti e a volte sfavorevoli rispetto alla reale incidenza che può avere sul suo portafogli. In buona sostanza, per definire i prezzi del menù effettua un calcolo “spannometrico” che lo penalizzerà nella vendita e nei ricavi effettivi.
Il menù del tuo ristorante diventa il tuo miglior venditore solo quando rispetta determinati criteri ponderati nella scelta dei prezzi. Il Menu Engineering ci aiuta a ottenerlo.
Per definire i prezzi del menù nel modo corretto, occorre conoscere in dettaglio da quali elementi è composto il prezzo di vendita:
Prezzo di Vendita = Costi + Profitto
Quando i prezzi sono stabiliti in modo approssimativo, può succedere che i margini di profitto si riducano fino addirittura ad annullarsi.
È fondamentale, quindi, che tu abbia sempre sotto controllo tutti gli approvvigionamenti, controllando sia i costi di acquisto sia la qualità del prodotto.
Inoltre, dovrai monitorare costantemente i carichi e gli scarichi di magazzino e non perdere d’occhio la lavorazione dei prodotti per ridurre al minimo gli sprechi.
La prima necessità, se vuoi seguire in modo oculato e consapevole la scienza del Menu Engineering, è quella di mettere nel mirino i costi effettivi, conoscerne la provenienza per saperli monitorare. Significa, più precisamente, partire dall’analisi dei costi di un piatto finito e servirsene per massimizzare il rendimento.
Affinché il calcolo sia accurato e analitico, devi passare al vaglio in primo luogo le materie prime, valutandone la qualità in funzione del costo, il tempo e lo scarto di lavorazione.
In secondo luogo, occorre considerare il condimento tra gli elementi che influiscono sul bilancio complessivo. Sebbene il condimento di un semplice filetto di manzo alla piastra abbia un’incidenza minima sul costo totale del piatto, avrà un impatto diverso se prevede mantecatura o si desidera insaporirlo con salsa al pepe verde. Un’incidenza, seppur lieve, che però inciderà, insieme al resto, sulla definizione del costo unitario della referenza.
Un esempio concreto: filetto di tonno al sesamo cotto alla griglia.
In questo caso, al costo del tonno comprato intero, vanno associati i tempi di lavorazione ed i relativi scarti, oltre al costo del condimento (sesamo, olio, sale, pepe, limone e prezzemolo), che incideranno in modo significativo su food e full cost.
Una distinzione fondamentale da fare per poter definire i prezzi del menù e avere successo con il Menu Engineering è quella tra food cost e full cost.
Food cost: indica tutti i costi dei materiali per la composizione di un piatto, dal prodotto principale alla guarnizione. È un valore espresso in percentuale e si calcola dividendo il prezzo di costo per il prezzo di vendita moltiplicando per 100.
Full cost: comprende tutti gli elementi che concorrono alla produzione di un piatto: food cost, labor cost (manodopera e risorse) e margine di contribuzione (ovvero tutti i costi indiretti, che non derivano dall’esecuzione di un piatto, ma dalle spese di gestione, tra cui le utenze, l’utilizzo dei locali, etc.).
Se vuoi conoscere nel dettaglio come definire food e full cost per il tuo ristorante puoi leggere qui la nostra guida sul Calcolo del Food Cost.
Un altro dato che ti serve per procedere con il Menu Engineering è il corretto margine di profitto.
Per calcolarlo devi principalmente controllare due fattori:
I due fattori devono essere analizzati sinergicamente per ottenere la corretta strategia di prezzo.
Infatti, se calcolassi il margine di profitto tenendo conto solo della marginalità percentuale ti troveresti dei piatti in menù con margine di profitto corretto ma prezzo di vendita non adeguato, troppo alto o troppo basso rispetto alle aspettative del cliente.
Una prima portata con una salsa semplice, ad esempio una pasta al pomodoro, avrà una marginalità di profitto superiore al “30%” mantenendo comunque un prezzo di vendita congruo; al contrario un crudo di pesce probabilmente avrà una marginalità inferiore al “30%” per applicare un prezzo appetibile per il cliente.
Se è vero che le materie prime, come costi diretti, possono incidere sul prezzo di vendita in percentuali che vanno dal 30% al 50%, è dimostrato che non sia strategico affidarsi esclusivamente a standard prestabiliti per definire i prezzi del menù.
Devi necessariamente tenere in considerazione il contesto di riferimento: ad esempio, oltre al piatto, che posizionamento ha il tuo locale, quale target di clientela, che livello di servizio stai offrendo ai tuoi clienti?
Ora che sei in grado di giustificare i costi, affrontandoli punto per punto, puoi correttamente definire i prezzi del menù ovvero rendere ogni referenza coerente rispetto al suo valore effettivo.
Sei dunque pronto a costruire un menù profittevole ed efficace, che tenga conto del posizionamento strategico dei piatti sulla carta e del corretto equilibrio tra i prezzi ad essi associati.
A questo punto puoi comprendere la popolarità e la redditività delle voci del tuo menù con la matrice del Menu Engineering
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Periodicamente dovrai formulare un “foglio di lavoro” per l’ingegneria dei menu, questo strumento sarà il più importante per creare il tuo nuovo menù.
I particolari piatti del menù sono categorizzati nel Menu Engineering tenendo conto dei seguenti punti:
Rappresentando poi tutto nella matrice del Menu Engineering, potresti ritrovarti davanti ad un risultato come questo nella immagine 1 in cui:
Sono quelle voci di un menu che hanno un alto margine di contribuzione e popolarità, per ottimizzare questi piatti potresti ad esempio:
Questi sono le referenze che hanno un margine di contribuzione basso e una popolarità elevata, puoi ottimizzarli:
Quelle voci del tuo menu che hanno un alto contributo e una bassa popolarità, ecco come puoi ottimizzarne la gestione:
Quei piatti che hanno sia bassa popolarità che bassa contribuzione. Come puoi gestire al meglio questi piatti per renderli più profittevoli?
Una volta stabilita la popolarità e la profittabilità dei piatti presenti nel tuo menù sei pronto a cambiare il design del tuo menù e a farlo vendere di più! Vediamo quali sono le tecniche di Menu Engineering più funzionali per raggiungere una maggiore redditività al ristorante.
Una delle nozioni fondamentali suggerite dal Menu Engineering è la leggerezza, in termini di varietà e quantità di scelta. Affinché il menù diventi il tuo alleato nella pianificazione di una strategia di marketing, è necessario organizzarne al meglio i contenuti.
Dal momento in cui il cliente si siede a tavola, gestisce il tempo come segue:
Per influenzare la sua scelta, meglio agire sulle prime due fasi. Tra l’altro, studi dimostrano che la prima attenzione verso un piatto viene mantenuta risultando determinante per la scelta finale. Per questo, la tua missione è influenzare la scelta del cliente fin da subito.
Hai presente quei menù giganteschi che fai fatica a tenere in mano? È persino più largo del tavolo! E magari, devi essere pure veloce ad aprirlo perché se il commensale di fronte a te ti batte sul tempo, devi rinunciarci, non c’è spazio per entrambi.
Ricorda che nella sua massima apertura il tuo menù non deve superare lo spazio a disposizione sul tavolo per ognuno dei tuoi clienti.
Anche la quantità di pagine è un fattore delicato. Maggiori sono le pagine da girare, minore è l’efficienza del menù.
Un menù presentato su molte pagine complica la gestione dell’intera attività, aumentando il tempo di permanenza della clientela e il numero di risorse e competenze necessarie a fornire un servizio adeguato.
Diminuire l’ampiezza del menù, oltre a facilitare la scelta del cliente, ottimizza l’efficienza di tale strumento e la sua efficacia promozionale.
Anche un numero contenuto di referenze (indicativamente sei o sette per categoria) è la base per il successo della tua carta.
Andiamo al testo. Il carattere utilizzato per descrivere le portate deve essere leggibile e comprensibile. In particolare:
Evita l’utilizzo esclusivo di caratteri minuscoli e maiuscoli (devi sapere che la leggibilità di un testo scritto esclusivamente in caratteri maiuscoli è minore di quella di un testo scritto in caratteri misti, maiuscoli e minuscoli) oppure l’abuso di caratteri particolari, grassetti e corsivi (questi ultimi in particolare enfatizzano l’effetto sega, rendendo difficoltosa la lettura).
Per finire, il colore. La scelta relativa alle tonalità del menù influenza la presentazione del menù stesso, e in particolare del processo mentale di visualizzazione dei dati, di selezione e di acquisto del cliente.
Risultati scientifici dimostrano che è possibile aumentare del 15% il ricavo medio per coperto attraverso l’utilizzo dei giusti colori. Attenzione quindi alle prossime indicazioni.
Diversi gli studi che analizzano gli effetti dei colori sulla psiche umana.
Ad esempio, il verde è associato ad un’idea di salute e freschezza (per molti ma non per tutti, dato che, dando uno sguardo al popolo francese, pare che lo recepiscano come simbolo di criminalità…), l’arancione stimola l’appetito, mentre il rosso e il giallo sono i colori più indicati per attirare l’attenzione.
Hai presente di che colore sono segnalati i saldi? Rosso! Ma guarda un po’…
A rigor di logica, i piatti su cui devi puntare sono quelli che contribuiscono maggiormente alla costruzione del Profitto Lordo del tuo ristorante.
Un’efficace strategia per evidenziarli potrebbe essere quella di estrarre virtualmente alcuni piatti dall’offerta, mettendoli in risalto attraverso colori diversi, riquadri o cornici.
Infatti, le linee delimitanti una superficie chiusa si percepiscono come unità più facilmente di quelle che non si chiudono, a parità di altre condizioni.
Ci sono però anche tecniche più “sottili” per guidare la scelta definitiva del tuo cliente. Una su tutte, l’impaginazione.
Esistono due diverse scuole di pensiero riguardo a come strutturare il menù: secondo la prima, esso dovrebbe avere un ordine sequenziale.
C’è chi invece predilige la tecnica dei cosiddetti “punti focali”, ovvero le aree della carta che vengono notate per prime dall’osservatore.
Facciamo un po’ di esempi: se il tuo menù è distribuito su una sola pagina, il punto focale si troverà esattamente al centro del foglio. Se si tratta di un menù a libro, l’attenzione del cliente si concentrerà in alto nella pagina di destra. Invece, se è a triplo foglio, il punto focale sarà al centro delle tre pagine.
Oltre all’impaginazione, nel Menu Engineering le modalità di persuasione sono tante.
Ad esempio, è molto efficace anche la tattica sandwich: il primo piatto nel menù, o la prima bottiglia nella carta dei vini, deve avere il prezzo più basso. Spesso il cliente evita la portata più economica per timore di essere preso per uno spilorcio.
Al secondo posto, è consigliabile posizionare qualcosa di conveniente per il cliente, ma che abbia un margine sostanzioso per il ristoratore. In genere la scelta si assesta su questa referenza. A seguire, andranno i piatti più costosi.
Ricordati sempre il potere delle parole: utilizzando una descrizione che vada a stimolare i cinque sensi, sarai già a metà dell’opera. Un uso marketing-oriented delle parole, tende infatti ad aumentare le vendite di circa il 20% per ciascun piatto.
Se proponi un “filetto alla griglia” il tuo è un messaggio povero, asettico. Al contrario, se comunicate un “cuore di filetto di manzo argentino cotto a legna” è eccessivamente lungo, state utilizzando troppe parole col rischio di generare confusione nel cliente.
Qual è allora il giusto? Sta nel mezzo. Utilizza aggettivi sensoriali che vadano ad impreziosire la presentazione del piatto sulla carta, che in qualche modo riesca ad anticipare al cliente l’esperienza con quella pietanza e che crei in lui l’aspettativa.
Sempre in termini strategici, dedicare un menù specifico ai bambini aumenta la spesa di quel tavolo. Per evitare l’effetto “mum shared course”, infatti, ciascun commensale avrà la porzione più adatta a sé, senza doverla dividere con qualcun altro.
Allo stesso modo, valorizzare dessert, vini, caffè o liquori con una carta a parte aumenta le vendite tra il 15 e il 30%.
Dopo aver snocciolato alcune buone pratiche per la gestione del menù, occupiamoci ora di una serie di passi falsi da non commettere:
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Gli aspetti gestionali inerenti la tua carta compongono quella che viene definita “efficienza gestionale del menù”.
Stai pensando se sia giunto il momento di applicare del sano Menu Engineering al tuo menù?
Fortunatamente, esistono indici che ci aiutano a capire se il tuo menù è in grado di vendere oppure è meglio spicciarsi con un restyling.
La differenza tra il prezzo della referenza che costa di più e quello della referenza che costa di meno, per ogni categoria, non deve superare coefficiente 2.5/3.
Suddividendo ogni gamma in 3 fasce tariffarie (bassa, mediana, alta), il numero dei piatti nella zona mediana deve essere la somma dei piatti offerti nella zona bassa e alta.
Il rapporto tra prezzo medio richiesto e prezzo medio offerto, che deve essere uguale o superiore a 1.
L’offerta tariffaria del piatto del giorno (in ogni categoria) deve riflettere il prezzo medio offerto della gamma.
È la media di tutte le proposte “main courses” (escludendo quindi antipasti, pasta e dessert) moltiplicata per 2.
Se il PMT è più basso del prezzo medio reale, abbiamo margine per aumentare i prezzi; il contrario indica la necessità di diminuire i prezzi.
Suddividendo la frequenza delle vendite per tranche tariffarie di 5/10 euro nelle diverse categorie (antipasti, ecc.), la maggiore frequenza si deve trovare attorno al ricavo medio desiderato.
Se esiste uno sbilanciamento verso l’alto si può valutare un aumento dei prezzi, al contrario è necessario diminuire i prezzi.
Il rapporto tra frequenza delle vendite del menù e numero dei clienti deve restituire un tasso certamente inferiore al 40%. Nel caso sia superiore conviene riconsiderare i prezzi del menù, evidentemente troppo alti.
Riassumendo, il menù deve soddisfare appieno le aspettative del cliente permettendo all’azienda di raggiungere il posizionamento che hai desiderato nella tua mente.
Per ogni scelta che fai, tieni a mente i tre principali obiettivi: redditività, immagine e gestione dei costi.
La tua strategia deve stare dentro questo triangolo, collocarsi laddove consenta di massimizzare la spesa del cliente e il valore da esso percepito.
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La carta dei vini, in termini di qualità percepita, può fare la differenza. Ecco perché è importante costruirla seguendo i capisaldi del Menu Engineering.
L’assortimento di etichette che un locale propone ai propri clienti ha molte variabili – quali per esempio, tipologia dei vini, provenienza, qualità, annate – e dovrebbe essere il tuo biglietto da visita, pensato e costruito su misura per la tua clientela.
Facilmente fruibile, ma completa. Un equilibrato mix tra proposte originali e grandi classici.
Naturalmente non esiste una ricetta universale. Una macro-suddivisione è sicuramente quella che riguarda la tipologia dei vini e la provenienza.
Dipende poi dal tipo di locale e dal tipo di aspettative che intendi creare nei confronti del cliente.
Un esempio? Una trattoria di cucina tradizionale avrà una carta che privilegia i vini locali. Mentre un ristorante di lusso dovrà puntare su etichette rare e internazionali.
Ci sono però degli accorgimenti comuni che aiutano il cliente a destreggiarsi tra i diversi tipi di proposte.
Un primo passo per costruire la carta dei vini vincente potrebbe essere, come già sottolineato, la suddivisione, in base all’origine di provenienza.
Considerando che non tutta la clientela è in grado di riconoscere i vitigni, una suddivisione, per esempio, per regione aiuterebbe molto a destreggiarsi nella scelta, e a capire in modo abbastanza preciso il tipo di offerta del tuo locale.
Non è necessario citare tutte le regioni di provenienza. È sufficiente indicare le principali. A meno che tu non voglia inserire sulla carta proposte particolari, vini validi, ma meno conosciuti. In questo caso indicare la provenienza di regioni meno note, dal punto di vista enologico, potrebbe essere utile.
Un altro criterio di organizzazione della carta dei vini è senz’altro per tipologia: rossi, rosati, bianchi e via dicendo.
Considera sempre che in base alla tipologia di vini che offri comunichi ai commensali la tua idea di abbinamento perfetto, fai trasparire che si tratta di vini per te singolari, che ben si sposano ai piatti del locale. Sì, spaziando dai bianchi ai rossi, fino alle bollicine da abbinare al dessert.
Se volessi dare un tocco innovativo alla tua carta dei vini, potresti suddividere il ventaglio di proposte in base ad un criterio emozionale. Assegnando nomi particolari ed evocativi a ciascuna categoria.
Attenzione infine alle nicchie. Nella carta dei vini è bene segnalare, anche un eventuale assortimento di biologici, vegani o bionidamici, che possono rappresentare una marcia in più nella tua carta.
Questo tipo di produzione oggi è in continuo aumento. Va detto però che la differenza tra vino tradizionale e biologico non sempre sta nella qualità o nel sapore. Spesso si privilegia il vino biologico alla ricerca di un bere più genuino.
Una delle domande che ci vengono poste più spesso. Anche qui, non per tutti vale la stessa regola, per esempio un locale di un certo tipo dovrebbe optare per una lista circoscritta, ma ben strutturata.
Se ti vuoi distinguere e offrire un servizio in più alla tua clientela meglio l’assunto “pochi ma buoni”. Dove pochi non è sinonimo di scarni.
Una carta numericamente più corposa, ma con una proposta univoca e orizzontale, sarà meno efficace di una carta con pochi nomi selezionati all’insegna dell’originalità.
Una carta dei vini “leggera” e in continua evoluzione può essere più accattivante di un elenco pesante e statico di un numero elevato di etichette.
L’importante è che le diverse proposte presenti sulla tua carta si sposino alla perfezione con i piatti in menù. Seguendo gusto e passioni personali, il tuo modo di intendere il bere. È la passione, infatti, che contraddistingue una carta di vini omologata e anonima da una carta unica e personalizzata.
Inoltre, è importante dare il giusto spazio ai vini del territorio e alle varietà tradizionali. Con lo sguardo sulle grandi regioni di produzione in Europa.
Molto meglio una carta con poche proposte, ma che seguono un filone di pensiero e che raccontano la tua realtà e il tuo ristorante, piuttosto che una lista dei soliti nomi arcinoti. Esperienzialità può significare anche esplorare il nuovo, il particolare.
Quando si crea la carta dei vini spesso ci si imbatte in alcuni macro-errori. Evitali con il Menu Engineering.
Dunque, sono tantissime le variabili per stilare la carta dei vini per il ristorante ideale.
Ricerca e racconto sono sempre le parole chiave su cui costruire la tua personalissima carta dei vini, che concorre a formare l’identità del Brand.
Un viaggio, una vera esperienza, quello che sei che ti piace sono gli ingredienti per allestire una cantina vincente.
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