La medaglia d’oro del vino torna in Italia: nel 2015 l’enoturismo ha registrato circa 3 milioni di visitatori e un giro d’affari di 4 miliardi di euro, grazie allo straordinario patrimonio enologico di 400 marchi Doc e Docg. “L’Italia – commenta il Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina – si conferma la patria del vino, tornando ad essere leader […]
La medaglia d’oro del vino torna in Italia: nel 2015 l’enoturismo ha registrato circa 3 milioni di visitatori e un giro d’affari di 4 miliardi di euro, grazie allo straordinario patrimonio enologico di 400 marchi Doc e Docg. “L’Italia – commenta il Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina – si conferma la patria del vino, tornando ad essere leader anche nella produzione. Abbiamo una ricchezza straordinaria con oltre 500 vitigni coltivati e vogliamo valorizzare ancora di più il grande lavoro fatto dalle nostre aziende in questi anni.” Che pare aver superato quello francese.
Sebbene sia ancora leader nelle strategie di valorizzazione dei propri vini nel mondo, la Francia ha infatti incassato il sorpasso nei consumi, nelle vendite e ora anche nella produzione. Complice soprattutto un clima estivo straordinario, che ha fatto registrare un aumento del raccolto in Italia del 13% e una diminuzione dell’1% in Francia.
Le buone notizie arrivano direttamente da Parigi: l’Italia avrebbe raccolto 48,9 milioni d’ettolitri di vino, contro i 46,6 milioni della Francia, tornando nel 2015 ad essere il primo produttore di vino al mondo. E diciamocelo, senza particolari sorprese per gli appassionati di enoturismo, che hanno visto rimbalzare il primato da una parte all’altra delle Alpi in questi anni.
L’enoturismo in Italia
La vendemmia italiana del 2015 si è rivelata anche di ottima qualità. “Tutte le regioni – spiega Carlo Pietrasanta, presidente del Movimento Turismo del Vino – stanno facendo particolarmente bene sul versante turismo del vino.” Sono un orgoglio nazionale i mille produttori che fanno dell’Italia il paese con la più antica tradizione vinicola al mondo (basti pensare a uno dei nomi attribuiti nel corso della storia alla nostra Penisola, Enotria, dal greco οἶνος). Secondo dati recenti, il valore economico globale generato dall’enoturismo si aggira intorno a 2,5 miliardi, forte anche della vendita da parte delle cantine di altri prodotti agricoli (48% dei casi) e di servizi ricettivi come il pernottamento e la ristorazione (45,31%) agli enoturisti. Il turismo del vino, infatti, non interessa solo le attività direttamente coinvolte nella viticoltura. Secondo la Carta Europea dell’Enoturismo riguarda tutte le attività turistiche e di tempo libero, dedicate alla scoperta e al godimento culturale ed enofilo della vigna, del vino e del suo territorio. I flussi generati da questa tipologia di turismo non si limita quindi allo spazio circoscritto delle cantine, ma si estende ai vigneti e le località limitrofe, con diversi livelli di interesse e di disponibilità di spesa presso aziende agricole, cantine ed enoteche. Un nuovo turismo non solo per esperti ma per chiunque apprezzi percorsi, emozioni, storia e cultura in cui il frutto della vite è complice. Per gli italiani sono sempre più diffuse le gite di prossimità volte a trascorrere il tempo libero fuori città con amici o con il proprio partner. La meta preferita, secondo le ricerche, sarebbe la Toscana, le cui cantine avrebbero contribuito sensibilmente al fenomeno dell’enoturismo – primato confermato anche dalle guide di settore, con circa 430 riconoscimenti per il 2016.I punti critici dell’enoturismo italiano
Il mercato del vino ha però potenzialità maggiori, essendo frenato da criticità legate principalmente alla scarsa organizzazione delle aziende vitivinicole. E’ emerso che i servizi offerti risultano insufficienti per il 50% dei fruitori, in particolare per quanto riguarda l’accessibilità: le barriere architettoniche impediscono ai disabili l’accesso nel 51,61% dei casi. Gran parte delle cantine italiane deve migliorare servizi ed accoglienza, anche attraverso una formazione professionalizzante per imprenditori, gestori e addetti, che il presidente del Movimento Turismo del Vino ritiene “un aspetto strategico per la qualità dell’accoglienza enoturistica in cantina. Occorre saper accogliere i turisti, offrire servizi sempre più aggiornati ed efficienti, costruire una rete di relazioni tra i diversi soggetti pubblici e privati dei territori perché la qualità dell’offerta sia basata su idee e progetti condivisi.” A livello nazionale, il protocollo d’intesa tra la rete dei 450 Comuni italiani a vocazione vitivinicola e il Movimento Turismo del Vino fa ben sperare, in un’ottica di intervento coordinato che renda giustizia a un mercato in ascesa come quello dell’enoturismo. Iscriviti alla
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