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Dalle campagne milionarie ai micro-influencer: un modo tutto diverso di farsi pubblicità


Pochi ma buoni, questo è il motto dei micro-influencer. Rappresentano, sul web, community di nicchia. Vantano appunto pochi follower ma propensi ad interagire e a condividere. Non ultimo, godono di un’ottima credibilità, costruita nel tempo, privilegiando contenuti autentici e di qualità. I micro-influencer sembrano essere la risposta ideale per chi desidera promuovere oggi il proprio […]
Pochi ma buoni, questo è il motto dei micro-influencer. Rappresentano, sul web, community di nicchia. Vantano appunto pochi follower ma propensi ad interagire e a condividere. Non ultimo, godono di un’ottima credibilità, costruita nel tempo, privilegiando contenuti autentici e di qualità. I micro-influencer sembrano essere la risposta ideale per chi desidera promuovere oggi il proprio brand. Lontanissimi dai super influencer di turno sono persone normali con un bacino di contatti cospicuo ma non esagerato, che di solito si aggira intorno ai 5.000 follower. Persone normali, insomma, che vivono come tutti noi e hanno a disposizione un budget in linea con quello che potrebbe permettersi anche una piccolissima impresa. Da qui la loro affidabilità sul web e non solo. E’ risaputo come la funzione dell’influencer giochi un ruolo fondamentale in un strategia di marketing. Laddove non arriva il classico messaggio promozionale, in termini di coinvolgimento e conversioni, si può fare affidamento ad un ambasciatore del nostro brand. Qualcuno che goda di credibilità oltre che di un nutritissimo seguito di followers. E che possa incidere sulle decisioni di acquisto degli internauti. Uno dei principali trend per il 2018 però sembra indicare un’evoluzione in questo senso, a favore del micro-influencer marketing.

Identikit del micro-influencer

Il micro-influencer rientra a pieno titolo nella categoria degli influencer solo, per così dire, su scala ridotta. Si tratta di utenti che vantano una professionalità in un determinato ambito o comunque di semplici appassionati. Conoscono perfettamente il proprio settore e nel tempo hanno acquisito autorevolezza e credibilità. Per un’azienda che sceglie di affidarsi ad un micro-influencer, il plus valore è la possibilità di rivolgersi ad un pubblico più omogeneo e più vicino al proprio target di riferimento. Probabilmente, infatti, un utente comune di Instagram avrà tra i suoi seguaci persone che conosce o che condividono le sue stesse passioni. Ecco allora che un’appassionata di cucina che posta ricette particolari o video tutorial potrebbe essere il veicolo ideale per promuovere un ristorante o un tipo di cucina innovativa. I micro-influncer sono convincenti anche da una prospettiva strettamente legata ai numeri. Sono genuini in quanto si rivolgono ed interagiscono con un numero circoscritto e sostenibile di persone senza che questa dinamica diminuisca il potenziale di reach.

Micro-influencer = Macro credibilità

Più un influencer è piccolo e più gode di credibilità, riuscendo ad instaurare con i propri follower un rapporto autentico, di fiducia. Quando la community è a misura d’uomo è possibile interagire con i propri follower rispondere ad eventuali domande. Tutto questo si traduce in parametri quantitativi ovvero in un numero di conversazioni in cui sono presenti i micro-influencer. Un ultimo aspetto da non sottovalutare è quello relativo ai costi. La decisione di un brand di investire in uno o più micro-influencer comporta costi più accessibili se non addirittura dimezzati. Se un macro-influencer potrebbe chiedere fino a 500 dollari per un post per un micro-influencer la spesa non supererebbe i 250 dollari. Naturalmente un altro elemento che contraddistingue il micro-influencer ideale è una fanbase piuttosto nutrita. Ma quali sono i numeri che caratterizzano una micro community? Vediamo di seguito alcuni parametri.

Quanti follower deve avere un micro-influencer?

Secondo gli esperti di marketing il numero di follower idoneo ad identificare un micro-influencer varia da 1.000 a 100.000. Da sottolineare come cambi anche l’engagement di una fanbase composta da una community di dimensioni ridotte perché, in questo caso, i  follower sono più propensi a commentare, condividere e mettere mi piace ai post. Numeri alla mano: l’indice di coinvolgimento di un utente Instagram che conta meno o un massimo di 1.000 follower è dell’8%. Mentre scende all’1,7% quando la fanbase sfiora il milione. E’ chiaro quindi il vantaggio di rivolgersi ad un micro-influencer.

Dalle campagne milionarie ai micro-influencer: un modo tutto diverso di farsi pubblicità

Come scegliere il micro-influencer giusto per il tuo brand

I parametri che dovrebbero guidarci nella scelta di un micro-influencer idoneo per farsi promotore del nostro brand sono diversi. Dovremmo tenere presente fattori quantitativi come l’engagement della community o i tassi di conversione. Senza tralasciare però i fattori qualitativi inerenti cioè alla natura della fanbase, il profilo socio-demografico della stessa o ancora quali sono gli argomenti che più interessano la community. Da non sottovalutare poi il grado di familiarità e di competenza del micro-influencer con gli argomenti da lui trattati. E la sua capacità di distinguersi, dal panorama di altri micro e macro-influencer. I micro-influencer riescono ad aggregare le community non solo grazie a passioni condivise, ma spesso anche per vicinanza geografica all’hotel o al locale. Sarà poi compito nostro attirare le persone con eventi pensati ad hoc durante i quali sarà possibile poi attuare le più conosciute strategie di fidelizzazione, come per esempio la sottoscrizione di una fidelity card o più semplicemente promozioni e sconti speciali. Un altro passo importante è quello di trasformare i micro-influencer in nostri alleati. Il micro-influencer, come già detto, deve diventare una sorta di ambasciatore del brand quindi creare tutorial e guide, sfruttando per esempio Instagram Stories, per raccontare al meglio il nostro prodotto e ampliare la nostra clientela. Da ultimo non bisogna sottovalutare l’importanza del passaparola ovvero il meccanismo primario che muove le attività di influncer marketing. Il passaparola sarebbe in grado, infatti, di generare il doppio delle vendite rispetto all’adv tradizionale.

Te lo dice Facebook

Per arginare l’imminente saturazione di spazi pubblicitari sul suo newsfeed, da qualche tempo Facebook ha iniziato a mettere in atto una strategia volta alla monetizzazione di nuovi “contenitori” e ad una ulteriore valorizzazione degli spazi già esistenti. Un nuovo strumento di influencer marketing con l’obiettivo di semplificare la connessione tra le aziende e i “creator” del social e creare contenuti sponsorizzati sulla piattaforma. Secondo quanto riporta TechCrunch, si chiama Branded Content Matching ed è un motore di ricerca che consente ai brand di:
  • selezionare le caratteristiche dei fan dei creatori di contenuti che vogliono raggiungere,
  • individuare quelli che meglio si abbinano al target,
  • contattarli per avviare degli accordi.
Ecco come funziona. Gli influencer dovono iscriversi alla piattaforma, dove possono caricare una sorta di portfolio con i loro lavori migliori, il numero dei loro fan e altri indicatori. I brand, di contro, hanno la possibilità di selezionare determinate caratteristiche del proprio target di riferimento come interessi, genere, livello di studio, eventi importanti della vita ecc… Una volta avviata la ricerca, il motore interno elabora una lista di creator con percentuale di affinità con il target, tasso di engagement e numero delle visualizzazioni video. Da qui i brand potranno poi contattare i micro-influencer ideali per i loro obiettivi. Il tool, insomma, non sarà di per sé qualcosa di immediatamente monetizzabile per il social network. Facebook, infatti, non entrerà in merito agli accordi commerciali e non avrà alcuna percentuale. Che ne dite di provare?

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