Con l’arrivo dell’autunno si riaccendono i riflettori sul mondo del grande schermo. Complice il
Festival del Cinema di Venezia, che negli ultimi anni è tornato ad attirare le stelle di Hollywood diventando il miglior evento per lanciare film (e battendo tutti i grandi festival popolari: Cannes, Berlino e Toronto). Abbiamo già parlato di
cineturismo, vi ricordate? In quell’occasione, la domanda per voi era: ‘Mai pensato di entrare nella storia del grande schermo trasformando temporaneamente in set la vostra struttura?’
Questa volta la domanda che vi faccio, invece, è: ‘Avete mai pensato di entrare nella storia attraverso il piccolo schermo, magari piccolo quanto quello di un pc o di uno smartphone?’
Perché pare proprio che la
social TV – quella, per intenderci, che consente agli spettatori di pubblicare
commenti, opinioni e voti in diretta attraverso i social network – possa trasformarsi in uno strumento interessante per incrementare la visibilità delle aziende e dei loro prodotti.
La Social Tv per Hotel e Ristoranti
Secondo le rilevazioni Nielsen, infatti, uno dei dati più rilevanti rispetto a questo nuovo strumento riguarderebbe proprio il volume delle
conversazioni social relative a marche e beni di consumo che appaiono nel corso dei programmi. Il chiacchiericcio e il
passaparola che si generano sul web grazie alla particolare attività social degli spettatori, sarebbe infatti molto intenso e nel 60% dei casi relativo a qualche brand diluito in vario modo nei programmi stessi. Questa percentuale lievita di ulteriori 20 punti, arrivando così a coinvolgere l’80% dei commentatori, per le marche legate alle telecomunicazioni, alle bevande e al food.
Ecco quindi che hotel e ristoranti potrebbero decidere di sfruttare la social tv nelle modalità più diverse: trasformandosi in location con insegna in bella vista oppure attraverso allestimenti di buffet, piatti griffati e via elencando. Peraltro,
il buzz generato non sarebbe limitato alla durata dell’emissione, ma assai più esteso nel tempo. A confermarlo ci sarebbero le rilevazioni Nielsen relative proprio alle
conversazioni non lineari, cioè a quei commenti che non prendono vita durante il programma e nelle tre ore che lo precedono o che lo seguono, ma che si generano in altri momenti per effetto della viralità.
Ciò premesso, nel caso in cui questo
nuovo veicolo promozionale e pubblicitario dovesse suscitare il vostro interesse, può tornare utile un affondo ulteriore su numeri e tendenze:
1. Dove: Facebook e Twitter
I dati relativi al primo semestre 2017 riportati nel
Social Content RatingsTM ripreso da Nielsen, segnalano che mensilmente circa
5,4 milioni di utenti italiani avrebbero postato almeno una volta via Facebook e Twitter commenti relativi ai programmi televisivi trasmessi da 34 emittenti digitali terrestri e satellitari, attraverso contenuti originali (post e tweet) e attività di engagement (commenti, risposte, condivisioni, like, retweet, citazioni, etc). Nello stesso periodo, le interazioni complessive generate sulle due piattaforme social sono state 124 milioni, il 40% delle quali ha riguardato i programmi sportivi.
Dal dettaglio del monitoraggio continuativo del fenomeno,
emergono differenze di peso e caratteristiche dei due social network: relativamente al totale degli utenti unici, Facebook ha attirato il 94% degli autori e Twitter il 6%; a livello di interazioni, Facebook ne ha raccolto l’84% e Twitter il 16%.
2. Cosa: sport, intrattenimento, talent e reality show
Per quanto riguarda i
generi televisivi più commentati, lo sport pesa per il 40% delle 124 milioni di interazioni, l’intrattenimento per il 34%, talent e reality per il 13%, talk show e approfondimento politico 6%, serie TV e fiction 3%. Anche a livello complessivo di generi, emergono significative differenze tra gli utenti di Facebook e Twitter.
Mentre sul primo è lo sport a farla da padrone con il 47% delle interazioni, i “cinguettii” sono in prevalenza riservati all’intrattenimento (32%).
3. Chi: dipende da cosa…
Guardando ai dati demografici degli utenti, si scopre poi una
prevalenza – seppur minima – del genere maschile (51% vs 49%) anche se, escludendo sport e talent/reality, sono invece le donne a primeggiare.
“
Si tratta – sottolinea la stessa Nielsen in una nota
– di indicazioni rilevanti in termini pubblicitari, che si riflettono anche a livello di fasce d’età, dove si evidenziano ugualmente forti scostamenti in base al genere televisivo: complessivamente sono i 25-34enni a essere più attivi, ma nel dettaglio del genere talk show/intrattenimento politico il picco più alto (42%) lo registrano gli over 55”.
4. Quando: in diretta e non
Come si diceva, l’attività sui social non è unicamente circoscritta alle fasce orarie di trasmissione. Il 41% delle conversazioni avviene infatti in giorni diversi dalla messa in onda, mentre il 59% si svolge in modalità lineare. Questo per quanto concerne l’intero universo social. Se invece ci si focalizza
su Facebook si scopre che
il 51% dell’attività non è lineare, mentre
su Twitter il 78% delle interazioni avviene
in diretta.
Un’ultima considerazione meritevole di nota arriva direttamente da Luca Bordin, General Manager Media Sales&Solutions di Nielsen, secondo il quale chi guarda oltre confine non dovrebbe trascurare le opportunità offerte dal nuovo strumento: “
la social tv- dice
– è un fenomeno che, per diffusione tra il pubblico e importanza strategica per gli operatori televisivi, avvicina l’Italia agli standard dei Paesi più digitalizzati”.
Certo non è sempre detto che imitare le iniziative altrui sia un bene, ma probabilmente il mondo della tv social è un’occasione da non trascurare – o, almeno, da conoscere – quando si punta alla conquista dei mercati esteri.