Non basta essere sul web per essere desiderabili. Prima ancora di mettersi davanti alla tastiera per riempire le pagine del nostro sito o delle nostre brochures, è indispensabile chiarirsi su come riempirle per attirare l’attenzione dei potenziali turisti. Ed è bene sapere che oggi il tema vincente è quello dell’autenticità. Vale per i territori, ma anche per le strutture alberghiere, di ristorazione e di accoglienza in generale.
Se ci si vuole distinguere e se si vuole emergere nello sconfinato spazio del web e tra le migliaia di proposte quotidianamente generate, si deve insomma dimostrare di saper raccontare e offrire scampoli di ‘vera italianità’. Lo vogliono i nostri
connazionali, sempre più in cerca di luoghi in cui sentirsi ‘a casa’ anziché in trasferta, ma soprattutto lo pretendono gli
stranieri, infaticabilmente e imperituramente innamorati del nostro Paese, a patto che sia ‘quello vero’. La loro passione per il particolarissimo
mix di storia, tradizioni e stile di vita che possiamo offrire resta infatti immutata da secoli e ampiamente al di sopra di quella espressa nei confronti dei nostri competitor.
A dimostrarlo ci sono i numeri, quelli dell’ultima rilevazione curata da GfK per la
Fondazione Italia Patria della Bellezza, da cui risulta che su un panel di 5mila turisti provenienti da tre continenti, ben
il 49% si dice soddisfatto ‘moltissimo’ del proprio viaggio in Italia, mentre i giudizi non sono altrettanto generosi quando parlano di Spagna (43%), Francia (40%), Grecia (38%), Regno Unito (37%) e Germania (34%). La percentuale in favore del Bel Paese sale poi addirittura all’85% se a quelli che hanno risposto ‘moltissimo’ si aggiungono coloro che hanno risposto ‘molto’. Dati – sintetizzati in un
video – indubbiamente incoraggianti, soprattutto se si considera che ad esprimersi erano i visitatori più importanti, provenienti dai mercati di punta sia per l’interscambio commerciale che per la presenza turistica in Italia: Germania, Stati Uniti, Cina, Regno Unito, Francia, Giappone e Russia.
Ma cosa hanno apprezzato di più del nostro Bel Paese? “
I territori generalmente esclusi dai tour classici, e in grado di offrire l’esperienza di un’italianità genuina e autentica”, precisano gli analisti. In effetti, anche in base ai più recenti studi di semiotica e di sociologia del turismo, sono proprio questi gli aspetti da considerare in un piano di comunicazione che punti al cuore delle nuove generazioni di viaggiatori. Non a caso, le indicazioni progettuali della Fondazione, suggeriscono strategie mirate alla valorizzazione dell’Italia più nascosta. “
Ci vuole una comunicazione – dicono –
che sappia mettere in evidenza i fattori di attrattiva dei singoli territori, dotando parallelamente le località di adeguate reti di servizio per trasformare i punti di debolezza oggi esistenti in esperienze gradevoli e sorprendenti”.
Una guida al Marketing Territoriale per l’Italia
Un suggerimento che trova d’accordo Giacomo Pini, esperto in consulenza strategica per il mondo del turismo e della ristorazione nonché autore del volume
“Il Marketing Territoriale dell’Italia che non ti aspetti”, recentemente pubblicato per Franco Angeli. “
E’ in effetti ormai indispensabile – spiega –
sviluppare reti che coinvolgano e mettano insieme gli operatori di piccoli territori, fonte di ricchezza inestimabile per l’Italia. Nel nostro Paese l’offerta turistica è estremamente differenziata, specie per gli elementi di carattere storico-culturale che costituiscono la principale motivazione di viaggio fornita dai turisti. Per amalgamare meglio il prodotto e renderlo ancora più appetibile è importante adottare un approccio strategico basato sull’emozionalità e sulle leve che meglio agiscono sulle emozioni del turista, senza tuttavia dimenticare gli strumenti operativi che si possono adottare per raggiungere lo scopo”.
Nel suo libro Pini spiega quindi come fare marketing territoriale per l’Italia e come mettere in rete i piccoli territori, parla del valore aggiunto dato dal lavoro di rete e segnala gli strumenti normativi che ne consentono la realizzazione. Ma soprattutto evidenzia un passaggio nodale: la transizione dal concetto di territorio a quello di
paesaggio culturale. E’ infatti quest’ultimo a marchiare a fuoco la nostra offerta e a renderla straordinariamente diversa e, pertanto, attraente agli occhi del mondo. Ma così come è vero che per essere desiderabili non basta stare sul web, è anche vero che per essere ambiti non è sufficiente trovarsi in Italia. “
Soltanto un’attenta analisi delle potenzialità consente di capire se la destinazione disponga realmente di una vocazione turistica”, precisa Pini, aggiungendo ancora che “
per aprire la strada a una vera trasformazione del panorama italiano occorre essere supportati da un adeguato piano di marketing”.

Tutto ciò non soltanto a beneficio della propria struttura o del sistema locale ma anche dell’intera filiera economica.
Lo studio GfK ricorda infatti che “
al crescere del livello di soddisfazione per il viaggio, cresce la propensione a comprare italiano. Infatti, su 100 visitatori molto soddisfatti, 89 acquistano almeno un prodotto nazionale: accessori nel 37% dei casi, capi di abbigliamento (40%), vini (60%) e prodotti alimentari (64%)”. E’ in ogni caso implicito che una strategia di
destination management fortemente concentrata sulla preservazione del paesaggio culturale serva in primis a mantenere alto il grado di soddisfazione e di
fedeltà dei turisti, trasformabili in promotori del marketing territoriale per l’Italia e ambasciatori del nostro prodotto. Spontaneamente. Com’è già avvenuto per Martin Amis, una delle più influenti voci della letteratura inglese, che ama sempre ricordare: “
Torno volentieri in Italia, perché sembra di entrare in un quadro”.

Autore: Giacomo Pini
Titolo: “Il marketing territoriale dell’Italia che non ti aspetti”
Editore: Franco Angeli
Prezzo: 18 euro
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