Passo dopo passo, stai camminando per le vie del centro della tua città in un freddo tardo pomeriggio invernale. La nostalgia del comodo divano vicino al camino acceso pervade la tua mente e ti affretti a raggiungere il mezzo che ti riporterà a casa. Fino a che una folata generosa di vento ti regala un profumo inebriante di biscotti. Che fai, non ti fermi davanti alla pasticceria che appare come per magia alla tua destra? E dopo che, sbirciando dalla vetrina patinata di condensa, vedi al suo interno persone che felicemente sorseggiano la loro cioccolata calda con panna, non ti viene voglia di entrare? Signore e signori, benvenuti nel neuromarketing.
L’applicazione del neuromarketing alla ristorazione
Se applicato al food, e in particolar modo ai locali di ristorazione, il neuromarketing è utile per trasformare le distorsioni valutative (i cosiddetti bias cognitivi) e le strutture comportamentali soggettive in elementi su cui lavorare per indurre il cliente a fare determinate scelte. Da quella relativa al locale in cui prenotare un tavolo per il proprio pasto fuori casa a quella legata al piatto da preferire nel menu.
Dalla teoria alla pratica
Allora, meglio un menu con tante o poche referenze? Meglio un impiattamento verticale e colorato o semplice e casereccio? A seconda del risultato che si desidera ottenere, le variabili su cui lavorare con il neuromarketing sono profumi, suoni, colori, parole e toni di voce. Tutti elementi che stimolano i sensi e guidano le percezioni.
Leggi di più nell’articolo dedicato a questo tema sul numero di Febbraio 2023 di Linea Diretta dal titolo “Chiamale se vuoi… emozioni anche a tavola”.