Se fino a un secondo fa pensavate che, nel mondo dell’accoglienza, B&B significasse bed&breakfast, preparatevi a ricredervi. Certo significa anche questo, ma non più e non solo. In Islanda, la nota sigla sta per “Bed and Book” mentre in Giappone sta, al contrario, per “
Book and Bed”, e corrisponde ai nomi di due strutture ricettive progettate per un segmento di clientela molto mirato.
La prima si trova a Reykjavik, ed è una guesthouse a gestione familiare ricavata in un’abitazione di inizio Novecento; la seconda è a Tokyo e porta la firma della giovane coppia di archistar Makoto Tanijiri e Ai Yoshida.
Come suggerisce il naming scelto per le rispettive insegne, entrambe le strutture si rivolgono al pubblico dei lettori. Quelli vecchio stile, che ancora amano la carta e apprezzano il piacere di tenerla tra le mani, ma che non necessariamente hanno alle spalle molti anni di vita.
Sfogliando le immagini promozionali dell’hotel giapponese, risulta infatti evidente che la clientela inseguita rientra appieno nella cosiddetta ‘fascia giovane’, un po’ perché gli appassionati della narrativa stampata appartengono anche a questo target, un po’ perché, in perfetto stile nipponico,
gli spazi per il riposo sono ricavati direttamente all’interno delle librerie, su ripiani peraltro non sempre facili da guadagnare. Gli ospiti trovano infatti posto – ciascuno con il proprio cuscino e materasso – in cubicoli situati tra gli oltre 1700 volumi in lingua inglese e giapponese, con la garanzia per nulla metaforica di una totale immersione tra i libri.
Sfogliando le riviste di design si scopre che quelli fino a qui citati non sono però i soli esempi di alberghi per bibliofili. A New York il
Library Hotel offre in piena Manhattan 60 camere contenenti complessivamente oltre 6mila volumi, catalogati secondo il sistema decimale Dewey, correntemente utilizzato nelle biblioteche.
Poi c’è la proposta della gallese
Gladstone’s Residential Library, ancora più originale, perché la struttura ricettiva è parte di una vera e propria biblioteca, per giunta di grande valore storico. A fondarla fu infatti il premier britannico William Gladstone, nell’Ottocento, che per gli studiosi in trasferta volle anche le 26 camere ora aperte ai clienti. In questo caso, il numero dei volumi disponibili arriva a
250mila: una vera e propria leccornia per gli estimatori della cultura su carta.
E non basta, perché in virtù degli inarrestabili cicli e ricicli storici, l’idea di Gladstone è tornata a materializzarsi oggi nella filosofia di accoglienza adottata dal marchio internazionale
The Student Hotel, nato in Olanda, ora anche a Parigi, Barcellona e prestissimo a Firenze. La sua clientela si compone di studenti, manager, creativi e incubatori di startup, che hanno trasformato gli ambienti in apprezzati
luoghi di incontro tra ricercatori, professionisti e appassionati di dispute culturali provenienti da tutto il mondo. Alcuni viaggiano per lavoro o per studio, altri sono in cerca di nuove ispirazioni. Il periodo di occupazione delle camere è estremamente variabile: dalla singola notte alla settimana, al mese e anche più.
Nel capoluogo toscano il gruppo dovrebbe inaugurare nel 2017, in pieno centro storico, con un’offerta di 400 camere. La sua intenzione è continuare a colonizzare il Bel Paese con una formula ispirata al Bed and Book, spostandosi anche a Roma, Milano, Torino, Bologna, Venezia e Padova.
Come stimare a questo punto il bacino di clientela? Giusto per capire quali siano le aree italiane potenzialmente più sensibili all’ospitalità book-oriented e su quale genere di utenti fare leva.
Il Bed and Book in Italia
Secondo le rilevazioni Istat 2015, i cosiddetti
lettori forti (cioè quelli che in un anno leggono dodici o più libri e che, per assimilazione, si potrebbero far rientrare tra i possibili clienti) ammonterebbero al
13,7 per cento della popolazione. Nel nord Italia il coefficiente sale al 16,6, con punte del 17,4 nel Nord-Ovest. Al centro scende invece al 12,6 per cento e al sud al 6,9. Questo per quanto concerne i serbatoi geografici potenzialmente più fertili.
Se poi si guarda al genere, è bene tenere conto che nell’orientare la comunicazione e le strategie di vendita si dovrà puntare soprattutto alla sensibilità femminile cui, secondo gli esperti, sarebbero affidate le sorti dell’editoria.
Rispetto a quel 13,7 per cento di ‘lettori forti’ complessivi, le sole
donne registrano infatti una media del
14,6 per cento, dimostrandosi particolarmente appassionate alla lettura dai 35 anni in poi. Gli uomini si fermano invece al 12,4 per cento.
Voi fate parte della categoria book lovers? Vi piacerebbe implementare una struttura del tipo Bed and Book?