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Il tè che cambia colore per un breakfast d’impatto


Esiste un mondo parallelo del food deciso a fare colpo puntando sul trasformismo. Il trend è in auge da qualche tempo e lo vediamo applicato a vari prodotti dell’universo edibile. Dalle caramelle che, una volta sotto i denti, si tramutano nei colori e nello stato – trasformandosi in chewing-gum di variegate nouances -, ai gin […]
Esiste un mondo parallelo del food deciso a fare colpo puntando sul trasformismo. Il trend è in auge da qualche tempo e lo vediamo applicato a vari prodotti dell’universo edibile. Dalle caramelle che, una volta sotto i denti, si tramutano nei colori e nello stato – trasformandosi in chewing-gum di variegate nouances -, ai gin addizionati di essenze vegetali che una volta mixati con l’acqua tonica assumono nuove tinte o, ancora, al gelato che cambia colorazione una volta messo sotto i denti. Il fenomeno potrebbe presto allargarsi alla tavola della colazione per un breakfast d’impatto, ad uso e consumo per esempio di quei clienti che al caffè preferiscono tè e tisane. Arrivato dall’Asia, sta in questi mesi spopolando a New York l’infuso di Butterfly Pea, specie botanica meglio nota agli specialisti come Clitoria Ternatea. La pianta produce fiori di colore blu intenso e vanta parecchie qualità benefiche – in particolare calmanti e disintossicanti – ma, soprattutto, se miscelata con qualche goccia di limone muta totalmente colore virando al rosa. Il tè che cambia colore per un breakfast d'impatto Oltre al vantaggio di poterne vantare le caratteristiche taumaturgiche – peraltro da non sottovalutare se il breakfast è servito in una struttura con spa o centro benessere – chi l’ha inserita nella propria carta ha potuto giovare delle proprietà comunicative del prodotto. La sua singolare reazione cromatica è infatti stata abbondantemente apprezzata dalla clientela social: dai virtuosi di Instagram in poi, passando ovviamente per gli u-tubers, che della magia chimica hanno immortalato fasi e tempistiche di questo fenomeno da breakfast d’impatto. Non meno degne di nota sono le potenzialità socio-mediatiche del “purple tea” che, come la parola stessa suggerisce, si distingue dai consueti tè neri, verdi, bianchi e gialli per il suo color porpora e per le sue proprietà antiossidanti, dovute a una concentrazione di polifenoli superiore di circa il 7% rispetto alle altre varietà. Le marche di “purple tea” più diffuse arrivano dal Kenya e dalla provincia sudoccidentale cinese dello Yunnan, dove se ne coltivano tre diversi tipi. Anche in questo caso si prestano, oltre che all’arricchimento della carta delle colazioni, alla costruzione di un breakfast d’impatto potenziandone la comunicazione via social media. Il tè che cambia colore per un breakfast d'impatto Non può che arrivare nuovamente dalla Cina il tè ghiacciato con topping a base di formaggio; il Cheesy Iced Tea o, più brevemente, cheese tea, come lo chiamano all’estremità opposta del globo, nelle città di Los Angeles e New York che di buon grado l’hanno adottato. Gli ideatori spiegano di averlo pensato per “creare un sapore nuovo, gradito ai consumatori più giovani”. In un’intervista rilasciata a Condé Nast Traveler dichiarano di esserci riusciti anche con una certa rapidità visto che, partiti con un modesto locale dedicato da 300 metri quadrati a Jiangmen, nella provincia del Guangdong, possono ora contare su una settantina di punti vendita distribuiti in diverse città. Nella versione originale il formaggio utilizzato per il topping proviene dall’Australia e dalla Nuova Zelanda, e pare conferire al tè un gusto più morbido e dolce, con il pregio di un più che dignitoso riscontro social attraverso l’immancabile Instagram. Il tè che cambia colore per un breakfast d'impatto Ci sono chance per questi prodotti in un mercato delle colazioni come quello italiano, dove il caffè rimane la bevanda sovrana? Secondo un recente articolo del Sole24Ore, in Italia si acquista oggi un grammo di tè ogni 84 grammi di caffè, ma per il primo si prevede “una strada sempre più larga e in discesa sul nostro mercato, complice la globalizzazione di usi, consumi, flussi turistici e l’attenzione crescente a salute e benessere che sta avvicinando le giovani generazioni agli infusi caldi e freddi”. Le proiezioni Euromonitor annunciano per il prodotto una crescita del 14% in volume e del 16% in valore da qui al 2021, dovuta prevalentemente a un maggiore utilizzo da parte delle fasce di consumatori dai 25 ai 40 anni. Vale quindi la pena di pensare a questa soluzione per servire un breakfast d’impatto o una merenda del tutto peculiare, senza trascurare l’ortografia, che non gioverebbe al tam tam socialmediatico. Sul menù è allora meglio scrivere tè (con l’accento grave) oppure thé (con l’acca e l’accento acuto)? Gli studiosi di linguistica fanno su questo immediata chiarezza. Entrambe le versioni sono corrette, ma nel primo caso risulta scritto all’italiana, ed è per questo d’obbligo l’accento altrimenti – come ricorda l’Accademia della Crusca – si confonde con il pronome. Nel secondo caso è scritto alla francese e deve essere corredato di accento acuto. La versione non accentata è invece scorretta, benché diffusa. Esiste infine la declinazione ‘british’, che lo vuole scritto ‘tea’.


Scritto da Paola Tournour-Viron

Si occupa da oltre vent’anni di giornalismo turistico per il trade, con specializzazione in nuove tendenze e sviluppo dei mercati esteri. E’ curatrice di Studi ed Osservatori di Mercato per il turismo italiano ed estero, nonché redattrice e speaker di corsi multimediali su alcune tra le principali destinazioni turistiche internazionali. E’ stata conduttrice di rubriche radiofoniche sul tema dei viaggi ed è docente a contratto di marketing e comunicazione in corsi per gli istituti superiori a indirizzo turistico e alberghiero. Per Mondadori Education è coautrice dei volumi “Comunicare l’Impresa Turistica” e “Tecniche di Comunicazione”.

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