Come ogni anno, in questo periodo ci piace riservare un pezzo all’arte italiana del vino. A ragion veduta, aggiungerei, dal momento che il wine tourism è sempre pronto a stupirci.
Con tutte le sue attività correlate (wine trekking, wine resorts e via dicendo) si configura oggi come business che spinge a viaggiare ogni anno milioni di turisti, con un
giro d’affari di
2,5 miliardi di euro solo in Italia. Alla scoperta di aziende vitivinicole d’eccellenza, ma anche del territorio che le ospita.
Ci troviamo di fronte ad un
turismo esperienziale, in continua crescita, all’insegna della
cultura enologica. Camminare all’aria aperta tra i vigneti del territorio, conoscere la storia del vino e deliziarsi con le degustazioni. Un mood che coinvolge sempre più viaggiatori.
2018 annata record
Se l’annata 2017 è stata tra le più scarse degli ultimi cinquant’anni, dove gli eventi climatici si sono accaniti con un’eccezionale portata, quest’anno siamo tornati ai valori medi riferiti ad annate di piena produzione. Con 55,8 milioni di ettolitri la
vendemmia 2018 si colloca al
secondo posto nella produzione degli ultimi vent’anni. Bisogna infatti risalire al 1999 per riscontrare un quantitativo maggiore (58,1 milioni di ettolitri).
L’elaborazione di
Assoenologi (valida sino a fine ottobre, periodo in cui verranno presentati i dati definitivi) fa ipotizzare che la produzione di uva possa oscillare fra i 76 e i 78 milioni di quintali che, applicando il coefficiente di trasformazione del 73%, danno tra i 55 e i 57 milioni di ettolitri di vino: un quantitativo superiore del 21% rispetto a quello dello scorso anno (46,1 milioni di ettolitri di vino, secondo il dato Istat) e del 16% se riferito alla media quinquennale (2013/2017). Con una
qualità eterogenea, buona con diverse punte di ottimo ed alcune di eccellente.
In base alle prime stime la
Puglia con 11,9 milioni di ettolitri, dopo diversi anni, ritorna al primo posto nella classifica delle regioni più produttive, seguita dal
Veneto (10,3), dall’
Emilia Romagna (7,8) e dalla
Sicilia (5,8). Queste quatto regioni insieme nel 2018 produrranno circa 36 milioni di ettolitri, ossia circa il
65% di tutto il vino italiano.
Il wine tourism identikit
I protagonisti italiani del wine tourism, secondo le ricerche più recenti, sono sempre più stimolati dal conoscere e vivere da vicino le aziende vitivinicole lungo tutto il territorio nazionale. Non una semplice vacanza quindi, ma un’esperienza a 360 gradi, in mezzo alla natura e alla cultura del vino.
I turisti del vino stranieri, invece, provengono perlopiù più da
Germania (il 33%),
Austria (12%) e
Nord America (11%). A seguire, i turisti provenienti da Svizzera, Gran Bretagna, Francia e Giappone. I tedeschi si caratterizzano per l’attenzione ai costi. Mentre gli americani, nello specifico gli over 30, solitamente prediligono vini di alta qualità anche se più costosi e quindi optano pere marche e denominazioni note. Insomma il wine tourism è in continua crescita ed è un settore su cui vale la pena investire.
Wine trekking, un turismo sempre più d’eccellenza
Come coniugare dati di produzione incoraggianti con richieste sempre più mirate dei turisti appassionati di vino? La risposta è il wine trekking.
Un’esperienza pensata ad hoc per il viaggiatore enogastronomico che vuole vivere in un modo nuovo le proprie vacanze. Alla scoperta del nostro territorio con le sue tradizioni vinicole e i suoi sapori. Una formula che coniuga rigeneranti camminate all’aria aperta tra i vigneti e storia del vino. Una mix di natura, storia e degustazioni.
Il wine trekking nasce Oltreoceano e ha in poco tempo conquistato l’Europa, complice la nostra tradizione vitivinicola. In Italia è infatti facile trovare percorsi mirati, immersi in paesaggi suggestivi tra antichi sentieri, vigne ulivi e boschi.

Mete ideali per il wine trekking? Le più celebri e ricercate sono le zone di
Franciacorta e
Langhe, ovviamente.
Dove si concentra il wine tourism?
Da non perdere in Piemonte i vigneti della famiglia Ceretto e in particolar modo nella
tenuta Monsordo Bernardina, inserita dall’Unesco tra i siti Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Un percorso che si snoda in 11 tappe e 7 approfondimenti per un totale di 3 km. Si attraversano vigne e noccioleti dell’azienda. Con tanto di sosta alla Casa dell’Artista, che nel corso del tempo ha ospitato, tra gli altri, Francesco Clemente, Marina Abramovich. Non ultimo Anselm Kiefer, che per la Casa ha disegnato un letto a baldacchino.
Il territorio della tenuta inserito dall’Unesco tra i siti Patrimonio Mondiale dell’Umanità offre la possibilità di percorrere un
suggestivo cammino tra serre, orti e vigne. Il tutto all’insegna della viticoltura biologica e biodinamica. Tra boschi caratterizzati da querce e faggi secolari si raggiunge poi la Cantina per le immancabili
degustazioni.
Sempre in Piemonte i
vigneti di Damilano, di proprietà della quarta generazione della famiglia produttrice di Barolo. Non solo grandi vini, caratterizzano questa tenuta, ma anche alta cucina di qualità. Al primo piano della cantina, infatti, si trova il ristorante stellato di Massimo Camia, che propone cucina piemontese contemporanea.
Anche le isole si sono aperte al wine tourism. La cantina dell’azienda sarda
Siddùra (Luogosanto) ha di recente aperto le porte ai turisti. Qui è possibile immergersi nei metodi di coltivazione e lavorazione delle uve e, alla conclusione del percorso un antico stazzo gallurese, dove si respira la vera essenza della Sardegna, ospita la degustazione di vini pregiati. Se poi desiderate dormire in una camera con vista sui vigneti, le possibilità non mancano. Come nel caso del Wine Resort delle
Tenute Delogu, immerso nel verde a pochi passi dai vigneti. Un angolo di paradiso a pochi minuti da Alghero.
Se ci spostiamo ai piedi dell’Etna, il territorio più amato dal wine tourism, troviamo il
Resort Barone di Villagrande, un vero e proprio gioiello della famiglia Nicolosi a Milo: solo 4 camere situate all’interno di un palazzo risalente al 700, una meravigliosa piscina a sfioro con vista sui terrazzamenti. Senza tralasciare l’alta cucina che propone, insieme ai prodotti dell’orto, i vini di qualità quali Etna Bianco e Rosso dell’azienda.
Il safari tra i vigneti è invece la proposta della
tenuta Hofstätter di Tramin (
Trentino), nota in particolare per i suoi Pinot Nero e Gewürztraminer. Il tour si vive rigorosamente su di un mezzo d’epoca, un fuoristrada 4×4 appartenuto all’esercito austriaco, ed esclusivamente in giornate di sole. Si degusta Gewürztraminer nella tenuta di Kolbenhof, si prosegue con il Lagrein di Steinraffler, fino al celebre altopiano di Mazon, regno del Pinot Nero, dove scoprire anche il bel santuario medievale di San Giacomo, sulla collina di Kastelaz. A concludere l’itinerario (di circa due ore) una pausa ristoratrice e panoramica fra i filari del Giardino-Vigneto Hofstätter. Per chi non vuole farsi mancare una una cena stellata con vista sulle vigne, c’è la
Locanda Margon di Casa Ferrari (15 km a sud di Trento), una dimora cinquecentesca che è sede di rappresentanza della famiglia Lunelli e dove lo chef Alfio Ghezzi reinterpreta le prelibatezze della montagna.
Per un indimenticabile tour nel Chianti Classico
Dievole, una raffinata Villa Padronale del XVII secolo a disposizione degli ospiti che vogliono vivere la raccolta del vino. E’ possibile prenotare ogni genere di tour tra le vigne: a bordo di una tipica carrozza toscana, a cavallo oppure a piedi, lungo i tanti percorsi a misura di camminatori – da 2 a 27 km – e di amanti del foraging. In più c’è il
Tour Picnic Gourmet, un pranzo nel tipico cestino in vimini da gustare all’aria aperta.