Fine d’anno, tempo di calendari. Prima però di rammentare al cliente lo scorrere dei mesi omaggiandolo del nostro almanacco aziendale, sarebbe bene ricordare come proprio il passare del tempo abbia decretato la fine di molte mode. Inclusa quella legata all’imponente produzione di datari spersonalizzati e generici, di minima o nulla utilità ai fini della veicolazione […]
Fine d’anno, tempo di calendari. Prima però di rammentare al cliente lo scorrere dei mesi omaggiandolo del nostro almanacco aziendale, sarebbe bene ricordare come proprio il passare del tempo abbia decretato la fine di molte mode. Inclusa quella legata all’imponente produzione di datari spersonalizzati e generici, di minima o nulla utilità ai fini della veicolazione del marchio.
Adesso, in piena era web, se non vuoi che le energie spese in gadget (soprattutto in calendari) risultino vane, devi fare storytelling per il tuo brand in modo strategico, dando un’occhiata alle mosse fatte da due giganti del mercato.
L’esempio dei grandi brand
La prima è griffata Lavazza, marchio che nel 2017 celebrerà due decenni di partnership con Slow Food. Da qui l’idea di uscire con il calendario “We are what we live”, ambientato nel Sud Est Asiatico. Un toccante reportage di viaggio tra India, Vietnam, Sri Lanka e Indonesia, realizzato cucendo gli scatti del francese Denis Rouvre in “un racconto fotografico che – come spiega l’azienda – grazie all’innovativa tecnica della geografia dei volti, farà entrare l’osservatore a capofitto nel mondo dei Difensori della Terra”. Rouvre propone infatti dodici dittici, cioè accoppiate di fotografie in cui visi di persone appaiono abbinati per colori e sfumature ai luoghi in cui abitualmente vivono e lavorano.
La rappresentazione del caffè in quanto prodotto di consumo passa così in secondo piano rispetto alla narrazione di quello speciale rapporto che, per suo tramite, viene a crearsi tra l’uomo e l’ambiente; un rapporto basato sullo sforzo compiuto dalle comunità locali per mitigare l’impatto delle variazioni climatiche sulle pratiche di coltivazione.
In questo modo Lavazza cavalca in contemporanea tre temi – etica, lavoro, mutamenti climatici – estremamente attuali e ‘sensibili’ che, proprio per queste ragioni, favoriscono l’approvazione del pubblico e la memorabilità del gadget, certificando l’attenzione del brand per le urgenze dell’Uomo prima ancora che per quelle del consumatore.
Va in altra direzione il Calendario Campari, che per il 2017 dà un segno di svolta forte, sostituendo il racconto fotografico dei dodici mesi con altrettanti cortometraggi anticipati da un racconto d’apertura scritto e diretto nientemeno che dal Premio Oscar Paolo Sorrentino.
Interprete del video inaugurale è l’attore britannico Clive Owen, ma per vedere il frutto del suo lavoro bisognerà attendere la cerimonia ufficiale di presentazione, a Roma, il 24 gennaio. Lo stesso mese sarà online la prima delle dodici storiein calendario, opera invece di Ivan Olita, regista emergente italiano. Tutte si concentreranno sul lavoro dei barman impegnati nelle più diverse aree del pianeta nella preparazione di cocktail.
Come si può notare, sebbene molto diversi nelle tematiche trattate, i due calendari hanno in comune – e marcatamente evidenziato – l’aspetto del racconto. Non sono più, insomma, puri indicatori di date, ma quotidiani portatori di ‘storie’ e di ‘voci’. Da un lato ci sono quelle dei coltivatori di caffè, dall’altro quelle dei professionisti dello shaker. In entrambi i casi, si tratta di persone comuni, ‘autentiche’, cui è stato assegnato il compito di narrare come, giornalmente, il prodotto pubblicizzato contribuisca a tratteggiare la loro avventura umana e professionale. I due marchi lo fanno ovviamente con stili differenti, in base alla strategia comunicativa e alla brand image che li caratterizza. Ma in ogni caso con il comune intento di instaurare con il pubblico di riferimento una conversazione. Verosimilmente la più aperta e sincera possibile. Probabilmente la sola che possa rivelarsi efficace nel rapporto con un’utenza oggi fortemente concentrata sulla comunicazione tra persone e tra pari, e non più tra persone e aziende. Ti è venuta voglia di fare storytelling per il tuo brand? Allora devi rispettare 5 semplici regole.
Come fare storytelling per il tuo brand
Se pensi di seguire gli esempi che abbiamo raccontato, trovi qui sotto cinque osservazioni per la realizzazione di un calendario brandizzato, tenendo anzitutto presente che brandizzare non significa semplicemente apporre il marchio in copertina o sulle pagine interne, ma trasferire sull’oggetto e con l’oggetto i valori aziendali che vi caratterizzano.
Regola nr. 1: Stabilisci unastrategia comunicativa ponendoti delle domande. Cosa voglio comunicare con questo calendario di me e della mia azienda? Quale filosofia di lavoro? Quali principi etici?
Regola nr. 2: Non lasciare che il prodotto da promuovere prevalga (il calendario non è un volantino!) sul racconto che si è scelto di rappresentare.
Regola nr. 3: Crea un racconto ‘autentico’, che parta dal basso, in cui siano le persone (dipendenti reali oppure clienti) a testimoniare la bontà del tuo prodotto o le aspirazioni etiche dell’azienda.
Regola nr. 4: Rivolgiti sempre a unfotografo professionista: solo una persona qualificata è in grado di fare storytelling per il tuo brand traducendolo in un racconto fotografico davvero suggestivo e coinvolgente.
Regola nr. 5: Valuta l’opportunità di integrare al tuo calendario cartaceo una serie di minivideo di approfondimento o di supporto alla narrazione fotografica, eventualmente affiancati da notizie su eventi, proposte e offerte per il mese in corso.
Si occupa da oltre vent’anni di giornalismo turistico per il trade, con specializzazione in nuove tendenze e sviluppo dei mercati esteri. E’ curatrice di Studi ed Osservatori di Mercato per il turismo italiano ed estero, nonché redattrice e speaker di corsi multimediali su alcune tra le principali destinazioni turistiche internazionali. E’ stata conduttrice di rubriche radiofoniche sul tema dei viaggi ed è docente a contratto di marketing e comunicazione in corsi per gli istituti superiori a indirizzo turistico e alberghiero. Per Mondadori Education è coautrice dei volumi “Comunicare l’Impresa Turistica” e “Tecniche di Comunicazione”.