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La giusta illuminazione in hotel ? E’ emozionale


Avete mai provato, in un bar o in un ristorante, ad abbassare di colpo le luci? Anche senza far variare l’intensità luminosa in modo significativo, si nota che istintivamente le persone abbassano il tono di voce. Basta questo semplicissimo esperimento per capire come la luce abbia una evidente capacità di incidere su comportamenti e umori […]
Avete mai provato, in un bar o in un ristorante, ad abbassare di colpo le luci? Anche senza far variare l’intensità luminosa in modo significativo, si nota che istintivamente le persone abbassano il tono di voce. Basta questo semplicissimo esperimento per capire come la luce abbia una evidente capacità di incidere su comportamenti e umori umani molto più estesa e complessa di quanto si sospetti.

Le fonti luminose regolano lo stato d’animo

D’altronde la psichiatria ha da ormai molti anni decretato come le fonti luminose siano potentissimi strumenti di regolazione del nostro stato d’animo. La fototerapia, per la cura di alcuni stati depressivi, nasce infatti da questa premessa. In questo caso i pazienti vengono esposti per periodi più o meno prolungati ( da qualche decina di minuti a qualche ora) a sorgenti di luce artificiale molto brillanti. Talvolta di intensità fino a venti volte superiore a quella di un ordinario ambiente interno. E questo per ristabilire l’umore e restituire il sonno. Come utilizzare, allora, queste informazioni per il benessere dell’ospite? Tanto per incominciare, gli illuminotecnici di Edilportale ricordano che una giusta illuminazione all’interno di un luogo di lavoro influisce sulla produttività in maniera importante. “Chi lavora in una stanza luminosa e assolata – scrivono – è molto più produttivo di chi, al contrario, svolge un’attività in uno spazio buio e poco illuminato. E questo è stato dimostrato anche da diversi studi scientifici”. Dunque è importante replicare le condizioni di luce naturale nei luoghi dove il nostro staff opera. Una luce naturale serve a fare stare meglio chi lavora e pertanto, a creare le giuste condizioni umorali per accogliere gli ospiti.

L’importanza di offrire un corretto apporto di luce

I ricercatori CRIET (il Centro di Ricerca Universitario in Economia del Territorio che raccoglie studiosi di più Università italiane) confermano infatti che “la luce è in grado di produrre nel nostro organismo effetti sulle performance. Ma anche sul sistema circadiano, cioè quella complessa rete di organi interconnessi che controlla numerosi e importanti processi biologici”. La luce che arriva ai nostri occhi regola infatti funzioni fondamentali, quali la temperatura corporea, la memoria, il sonno, il battito cardiaco. Il metodo più efficace per raggiungere un buon livello di benessere? Secondo l’équipe scientifica CRIET sarebbe necessaria una buona esposizione alla luce naturale durante le ore del mattino. Il gruppo di scienziati sa tuttavia molto bene che oggi le persone trascorrono gran parte della loro giornata in ambienti chiusi. In questi luoghi  “l’esposizione alla luce naturale può non essere sufficiente a garantire la sincronizzazione dell’orologio biologico. Oppure, al contrario, si può verificare un’eccessiva stimolazione causata da luce artificiale non idonea nelle ore di buio naturale”. L’importanza di offrire un corretto apporto di luce, di opportuna intensità – sottolineano – nasce proprio da queste problematiche.  Senza tralasciare le caratteristiche spettrali che dovranno essere molto specifiche. Non è infatti un caso che, più o meno consapevolmente, tutti noi ci sentiamo a nostro agio negli ambienti caratterizzati da una corretta regolazione delle fonti di luci. Difficilmente siamo  propensi ad entrare in un bar scarsamente illuminato. Così come tendiamo a non acquistare prodotti – soprattutto alimentari – i cui colori risultino alterati dall’illuminazione. In questo caso, pur essendo consci che l’alterazione sia dovuta alla temperatura delle luci e che si tratti quindi di un mero effetto ottico, nel dubbio, evitiamo.   Illuminazione hotel

L’esperimento condotto da e-Luminate Foundation

E, quand’anche decidessimo di spingerci oltre e di gustare comunque quanto ci viene proposto, ne avremmo una percezione alterata. Un esperimento condotto da e-Luminate Foundation, la società britannica curatrice del rinomato Festival delle Luci di Brighton  conferma questa tesi. I volontari, che si sono sottoposti al test, hanno assaggiato del vino spumante, stando in stanze separate e illuminate con lampade di colori diversi. Il risultato? Gli assaggiatori posizionati negli ambienti con luce rossa e con luce blu hanno attribuito al prodotto un gusto più pieno e ricco.

Il giusto di grado di temperatura per ogni ambiente

Ma quali sono, allora, le indicazioni per dare il giusto grado di temperatura ai nostri ambienti? Secondo il manuale, scaricabile gratuitamente online, edito da Cortem Group, specializzato nella produzione di apparecchiature elettriche, va anzitutto detto che anche se il nostro occhio percepisce una luce artificiale come bianca, non è detto che lo sia effettivamente. “Di solito – spiegano – la luce artificiale può tendere al rosso, e in questo caso si parla di luce calda, oppure al blu e in questo caso si parla di luce fredda”. Ma come stabilirlo? Per definire la tonalità della luce si usa il metodo di misurazione in gradi Kelvin (°K), dove la luce rossa si avvicina alla tonalità del sole al tramonto e quella blu alla tonalità del sole all’alba. Sono tre i gruppi in cui vengono convenzionalmente suddivise le diverse gradazioni: – fino a 3300 °K si hanno i toni caldi; – da 3300°K a 5300 °K si ha la classica luce diurna; – oltre 5300 °K si ha la luce fredda. Ciò premesso, il manuale CG ricorda che “le tonalità comprese fra 3000 e 6000 °K si percepiscono correttamente”, senza distorsioni e senza che venga alterata la nostra percezione degli oggetti e degli ambienti rispetto a come li abbiamo memorizzati osservandoli alla luce del sole. Il testo aggiunge poi che “per l’illuminazione di ambienti di lavoro si preferiscono tuttavia tonalità tendenti un poco di più verso il freddo, mentre per gli ambienti abitativi sono preferibili i toni caldi”.

La luce come strategia di marketing per Hotel e ristoranti

In buona sostanza, la luce può supportare hotel e ristoranti sotto vari profili. Ne ricordiamo alcuni, tratti dai consigli dei diversi lighting designer. – Le luci possono fare da guida e rendere più evidente il percorso che l’ospite deve fare una volta entrato. Vanno dunque opportunamente calibrate cercando di attirare l’attenzione sui punti focali, quelli su cui vogliamo dirottare il cliente, ad esempio la reception o il bancone del bar; – Soprattutto quando le temperature esterne sono basse, gli ospiti tendono a sentirsi a proprio agio negli ambienti a luce calda, quindi intorno ai 3000 °K; – Per il ristorante è consigliabile utilizzare temperature che siano il più possibile prossime alla luce diurna classica. Non devono in ogni caso alterare in maniera significativa i colori dei cibi; – Le aree bar vengono percepite come luoghi di ritrovo e, in qualche misura, di divertimento. In questo caso le luci colorate sono meglio accolte, ma sempre senza spingersi all’eccesso; – Riguardo l’illuminazione dei cibi nelle vetrine, per il pesce è preferibile una temperatura intorno ai 4000 °K; per formaggi, frutta e verdura intorno ai 3000 °K, per pane e prodotti di pasticceria tra i 2400 e i 2700 °K. Ai suddetti consigli va aggiunta una considerazione non secondaria sulle superfici rifrangenti. Spesso le fonti di luce rispecchiate disturbano o abbagliano gli ospiti. Anche questo effetto va tenuto sotto stretto controllo. Lo stesso vale per la resa dei contrasti tra colori e tra luci ed ombre. Un lavoro non da poco, che andrebbe senza dubbio assegnato a uno specialista della materia. Ma anche un investimento necessario. Per garantire all’ospite il giusto grado di comfort e indurlo nella tentazione di tornare a farci visita.


Scritto da Paola Tournour-Viron

Si occupa da oltre vent’anni di giornalismo turistico per il trade, con specializzazione in nuove tendenze e sviluppo dei mercati esteri. E’ curatrice di Studi ed Osservatori di Mercato per il turismo italiano ed estero, nonché redattrice e speaker di corsi multimediali su alcune tra le principali destinazioni turistiche internazionali. E’ stata conduttrice di rubriche radiofoniche sul tema dei viaggi ed è docente a contratto di marketing e comunicazione in corsi per gli istituti superiori a indirizzo turistico e alberghiero. Per Mondadori Education è coautrice dei volumi “Comunicare l’Impresa Turistica” e “Tecniche di Comunicazione”.

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