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Figure professionali al fianco degli imprenditori: testimonianze ed eventi dedicati


Condurre gli imprenditori al successo, non solo aziendale ma anche personale. Ambizioso, come proposito, eppure qualcuno doveva pur pensarci. A questa necessità si deve la brillante partenza di Riempi il Tuo Locale Tour? L’evento che ha esordito ieri a Bologna, infatti, si propone esattamente questo. Un’iniziativa itinerante dedicata agli imprenditori dei pubblici esercizi, ideata e […]
Condurre gli imprenditori al successo, non solo aziendale ma anche personale. Ambizioso, come proposito, eppure qualcuno doveva pur pensarci. A questa necessità si deve la brillante partenza di Riempi il Tuo Locale Tour? L’evento che ha esordito ieri a Bologna, infatti, si propone esattamente questo. Un’iniziativa itinerante dedicata agli imprenditori dei pubblici esercizi, ideata e organizzata da Gp.Studios, i cui esperti trasmettono in una sola giornata un bagaglio di conoscenze, nuovi strumenti e soluzioni pratiche per migliorare le performance dei Pubblici Esercizi. Dall’analisi e gestione dei costi all’utilizzo di social media, dalle innovazioni di prodotto al visual marketing, dalle migliori tecniche di vendita alla gestione del personale. Il corso si ripeterà nelle seguenti date: Roma (26 febbraio), Napoli (28 febbraio), Torino (12 marzo), Milano (26 marzo). Ma oggi è un nuovo giorno, e in attesa dei prossimi appuntamenti lasciamo spazio ad un altro aspetto molto importante nella motivazione imprenditoriale: quella personale. Un vis-a-vis con una business coach esperta di programmazione neuro-linguistica, la dottoressa Rosa Melchiorre.

Quella di business coach è una figura innovativa sul panorama italiano ma ancor più in campo alberghiero: quali sono le contaminazioni internazionali?

Il business coaching vero e proprio è iniziato nel duemila, prima in USA e poi nel resto del mondo. La metodologia in realtà fa la sua comparsa già negli anni 70 con Timothy Galloway, un allenatore di tennis che traspose il coaching dallo sport all’ambito aziendale, per superare le difficoltà e vincere le sfide.”

Quali sono le differenze principali che esistono, in termini di esigenze di coaching, tra aziende di produzione o di altri servizi rispetto a quelle che operano nell’industria dell’ospitalità?

Ci sono tanti parallelismi e altrettante distinzioni. Anzitutto, l’albergatore si butta a capofitto nella sua attività azzerando il resto. Non ha consapevolezza della propria identità professionale ed è continuamente distolto da inezie e urgenze, soggetto alla sindrome del tuttofare. Dovrebbe piuttosto chiedersi con lucidità: è necessario il mio intervento o posso delegare? Un imprenditore per portare creatività in azienda deve gestire le interferenze interne ed esterne con chiarezza d’intenti e di direzione, prendendo decisioni rapidamente.” Impresa non facile, dato il senso d’impoverimento o di colpa che scaturisce dal distacco e dal tirarsi indietro: “Conosco questi stati d’animo, ma va compresa l’importanza del monitoraggio a distanza, del controllo sui processi e non dell’azione in prima persona.”
Rosa Melchiorre (Ivana Porta Photography)

Ci sono dei progressi tangibili che un albergatore può sperimentare grazie all’affiancamento di un business coach?

Lalbergatore migliora la sua capacità di mediare, di motivare e di esercitare una leadership troppo spesso trascurata, smettendo di sentirsi un numero primo. Certamente, l’hotelier vive così una crescita personale che deriva dal riconoscimento del proprio ruolo, apportando il suo valore aggiunto di eccellenza. Ma ne guadagna anche la vita privata, con una riduzione del monte complessivo di ore lavorate e l’ottenimento di almeno un giorno libero a settimana. L’albergatore quando inizia la stagione turistica entra in una sorta di apnea e ci resta per mesi, trascinandosi in un’atavica stanchezza. Al contrario, deve uscire dalla trincea e non sentirsi più sempre da solo in prima linea, così da risparmiare oltre metà delle energie profuse e disperse. Come sostiene la legge di Pareto, il principio 80/20, il 20% degli investimenti in qualsiasi risorsa impiegata dovrebbe produrre l’80% del fatturato.”

Quella di affidarsi a un coach è un’esigenza più sentita tra gli hotel a gestione famigliare, che caratterizzano gran parte delle PMI alberghiere italiane, oppure la rilevi soprattutto nelle strutture di grandi dimensioni e d’impianto manageriale?

“Nelle PMI il cordone ombelicale è fortissimo e identifica l’albergatore con il suo albergo, senza considerare che la sua professionalità sarebbe rivendibile anche altrove. Spesso non c’è un organigramma con ruoli e mansioni definite, si assiste a una de-focalizzazione che non mette le persone nella condizione di fare il loro meglio e non trasmette fiducia reciproca.”  


Scritto da Francesca Maffei

Albergatrice di 3° generazione e giornalista di settore, ha corredato la laurea specialistica in Management Internazionale all’Università Cattolica di Milano di una specializzazione in Marketing alla Michigan State University (USA), in Comunicazione Aziendale Integrata a Il Sole 24 Ore Business School di Milano, in Hotel Management all’Università di Les Roches e Glion (CH) e in Revenue Management all’Università di Siviglia (ES). Già vicepresidente di Federalberghi giovani, è presidente GAT – Associazione Albergatori Trentino, consigliere Museo delle Scienze – MUSE di Trento e ApT Madonna di Campiglio, oltre che communication manager per 3Tre Ski World Cup.

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