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Marketing per hotel: il nuovo lusso è la privacy


È ormai appurato. Molto spesso le virate più sorprendenti della domanda legate ai consumi sono diretta conseguenza di una reazione del mercato a qualche eccesso. Una specie di autodifesa per arginare fenomeni dilaganti di cui ci si incomincia a stancare. Ora pare siano in arrivo nuovi anticorpi generati dall’overdose di social. Facebook ci restituirà la […]
È ormai appurato. Molto spesso le virate più sorprendenti della domanda legate ai consumi sono diretta conseguenza di una reazione del mercato a qualche eccesso. Una specie di autodifesa per arginare fenomeni dilaganti di cui ci si incomincia a stancare. Ora pare siano in arrivo nuovi anticorpi generati dall’overdose di social.

Facebook ci restituirà la nostra privacy

Lo stesso Mark Zuckerberg, che qualche anno fa annunciava con grande entusiasmo di pubblico “la morte della privacy”, si vede oggi costretto a promettere al mercato “a new privacy-focused social platform”. Persino Facebook si baserà, nella sua nuova versione, su una piattaforma in grado di restituire, a detta del suo fondatore, “a sense of intimacy”. Due parole – privacy e intimacy – che secondo la semiotica del marketing sono non a caso destinate a riecheggiare nel panorama dei consumi del nuovo decennio.

Anche agli hotel verranno richiesti sempre più servizi e spazi privati

Il mondo dell’hôtellerie lo sperimenterà presto, assistendo a una crescente richiesta di spazi e servizi privatissimi, riservati al singolo cliente o al massimo a un gruppo chiuso e iperprofilato di persone. È quanto emerge dall’ Industry Vision Travel&Hospitality IEG, documento che tra “I cinque Trend da conoscere per affrontare il nuovo decennio” include, appunto, quello denominato In Private. Il retroterra d’origine è un tantino articolato ma utile per comprendere un fenomeno con cui, volenti o meno, anche le aziende ricettive si troveranno a fare i conti.

Prodotti su misura e tecnologia smart

Come si nota dall’immagine, il trend In Private non è emerso dal nulla o all’improvviso. Ma è frutto della convergenza di due comportamenti d’acquisto ormai noti a moltissime aziende dell’ospitalità e del turismo. Il primo si è manifestato attraverso la ricerca sempre più attenta di prodotti tagliati su misura, che potessero dare al cliente la sensazione di vivere occasioni di soggiorno uniche (trend Feel YOUnique). Il secondo premiava invece la tecnologia smart, in grado di semplificare la vita dei viaggiatori attraverso le app di natura più diversa, i sistemi di prenotazione rapida, gli acquisti online e meraviglie similari (trend The Easy Way). Ma cos’è accaduto nel frattempo? “In Private – spiegano i curatori – esprime l’evoluzione di queste due tendenze, orientando il consumatore verso un servizio o, meglio, un iper-servizio ancora più personalizzato e più privato”. Tutto questo perché dopo anni di sharing economy – che ha comunque generato una modalità di fruizione ormai consolidata e diffusa dei prodotti più diversi – emerge forte l’esigenza di ritagliarsi uno spazio privato. Un luogo in cui si possa “ritrovare l’intimità e tornare a definire individualmente i tempi della privacy e quelli della socialità”.

Le strutture alberghiere dovranno ripensare la proposta legata alle attività collettive

Questo sarà dunque un altro dei motivi che dovrà convincere le strutture alberghiere a ripensare la proposta legata alle attività collettive: dall’animazione sportiva o creativa ai laboratori di pittura o di cucina, all’intrattenimento serale, al gioco per i bambini. Tutto dovrà essere ricalibrato in funzione di questi nuovi orientamenti della domanda. L’Industry Vision IEG sottolinea infatti che il viaggiatore del prossimo futuro vorrà sentirsi libero di scegliere “il gruppo con il quale condividere le proprie esperienze: nuove famiglie, gruppi ristretti di amici, community private o addirittura segrete”. In un’epoca di costante esposizione pubblica e di perenne visibilità, la privacy diventa quindi il nuovo lusso. E non soltanto per gli ospiti vip come avveniva in passato. Il documento ricorda che anche tra le cosiddette persone comuni torna ad affermarsi la “voglia di riservatezza. Così come aumenta la domanda di intimità con se stessi o con chi si desidera avere accanto”.

Privacy e spazi raccolti anche nelle aree comuni dell’hotel

Si accentua e si diffonde insomma l’esigenza di spazi raccolti, anche negli ambienti un tempo pubblici dell’hotel. Ne sono un esempio le meeting box o private room, oppure i servizi riservati a pochi invitati (invite only) e tornano in auge i club esclusivi per i soli soci. L’invito a ragionare su strategie orientate a questi comportamenti d’acquisto è ovviamente esteso alle agenzie di viaggi e a tutti gli operatori che si occupano di prenotazioni alberghiere. “Le OTA dovranno confrontarsi con il fenomeno dei gruppi chiusi, sempre più profilati e selezionati”, avvisano i curatori dello studio. Cambieranno ovviamente anche le parole chiave su cui puntare al momento della creazione del prodotto. Ma anche successivamente, quando arriverà il tempo di raccontarlo ai clienti attraverso gli strumenti ordinari o mediante l’indicizzazione sui social. Per ciascuno di questi passaggi le parole su cui fare leva saranno sei: • Privacy • Unicità • Esclusività • Privato • Personale • Segreto Ciascuno provi a giocare al meglio le carte di cui dispone sfruttando questi assi.


Scritto da Paola Tournour-Viron

Si occupa da oltre vent’anni di giornalismo turistico per il trade, con specializzazione in nuove tendenze e sviluppo dei mercati esteri. E’ curatrice di Studi ed Osservatori di Mercato per il turismo italiano ed estero, nonché redattrice e speaker di corsi multimediali su alcune tra le principali destinazioni turistiche internazionali. E’ stata conduttrice di rubriche radiofoniche sul tema dei viaggi ed è docente a contratto di marketing e comunicazione in corsi per gli istituti superiori a indirizzo turistico e alberghiero. Per Mondadori Education è coautrice dei volumi “Comunicare l’Impresa Turistica” e “Tecniche di Comunicazione”.

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