Una conseguenza della “generazione no kids” o una leva di marketing? Se da un lato i family hotel consolidano il loro posizionamento sul mercato, dall’altro sono sempre più diffusi gli alberghi childfree,
senza bambini. Opportunità e rischi di una tendenza in aumento.
Secondo l’Organizzazione per la Cooperazione per lo Sviluppo Economico e il progetto europeo
Families and Societies, il 24% delle italiane classe 1965 non ha avuto figli, mentre il tasso di fecondità, sempre in Italia e non considerando le immigrate, è pari a 1,29 figli a testa. In una
società sempre meno family-oriented, registrano perciò quasi sempre il tutto esaurito le strutture dove i minori non sono graditi. Tendenza che, come accennato in un
precedente articolo, riguarda solitamente di hotel di fascia lusso dove persino gli ambienti vengono promossi come più romantici ed eleganti rispetto a quelli pensati per i piccoli. La strategia è infatti dedicata alla
fascia upscale/high-end, più adatta ad un turismo childfree anche perché, rivolgendosi a un segmento di mercato abbastanza alto,
consente di coprire i mancati incassi derivanti dall’aggiunta dei remunerativi 3° e 4° letti nelle camere doppie o matrimoniali.
Non è infatti infrequente, in destinazioni a vocazione leisure, che una clientela composta da figli molesti e genitori noncuranti induca gli altri ospiti a scegliere lidi più tranquilli. E a correre ai ripari
non sono solo alberghi ma anche ristoranti, spiagge, crociere e voli. Secondo un sondaggio condotto da Tripadvisor, il 37% dei passeggeri aerei britannici sarebbe disposto a pagare di più per un volo privo del chiasso dei pargoli altrui. Tra i maggiori motivi di lamentela, il 29% dei 2000 intervistati individua i calci nel sedile, mentre il 22% è irritato da un’inclinazione eccessiva di quest’ultimo. E così alcune compagnie aeree si stanno organizzando per andare incontro al turismo childfree.
Numerosi sono gli esempi pure nel mondo dell’ospitalità, dalla catena
H10Hotels, presente in Europa e ai Caraibi, al portale spagnolo Enjoynokids.com al
Thalassa Beach Resort di Creta, inaccessibile ai minori di anni 16. Mentre all’interno della stessa località ognuno si specializza su un particolare target: a Ortisei, in Val Gardena, a poca distanza dalle strutture dedicate al turismo childfree come l’
Alpin Garden e l’
Adler, si trova il
Cavallino Bianco, hotel che non ammette adulti con almeno un under 12 al seguito.
Va ricordato comunque che, per legge, un hotel non può rifiutarsi di accogliere un ospite se provvisto di documento valido. Ma
è possibile scoraggiare le prenotazioni con bimbi spiegando che non si dispone di servizi ad hoc come camere triple e quadruple, kinderheim, baby menù, culle e seggioloni. Senza arrivare all’estremo di comunicare pubblicamente di essere un albergo dove i piccoli adulti non possono entrare e quindi evitando di incappare in critiche da parte dei potenziali clienti –
mai confondere childfree con childless, ovvero coppie che desidererebbero avere figli ma non possono averne – e segnalazioni da parte delle autorità competenti.

A contribuire alla diffusione del turismo childfree e delle
no-kids zones anche il recente prodotto editoriale di Corinne Maier “Mamma pentita. Quaranta ragioni per non avere figli” e, probabilmente, anche l’educazione impartita, o non impartita, dai genitori del nuovo millennio ai loro pargoli.